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Attore, autore, Cinema, Cinematografia, film, Libro, Movie, Regista, romanzo, Trasposizione
Buongiorno e bentornati.
Oggi voglio parlare un po’ delle trasposizioni cinematografiche dei romanzi.
Al giorno d’oggi, molto più di prima, si vedono trasposizioni di ogni genere, e mi viene naturale domandarmi quale sia la loro utilità e quanto possano essere interessanti rispetto al romanzo di riferimento.
Quando mi sono fatto questa domanda, non ho saputo darmi una risposta, in quanto mi sento molto combattuto sul tema. Per questo ho deciso di dividere questo articolo in due parti, quella dei pro, e quella dei contro.
Cominciamo.
PRO
I pro, secondo me, possono essere ridotti ad un elenco. Il film è utile perché:
- Avvicina un pubblico maggiore al romanzo.
- Fornisce un punto di vista differente a seconda del regista, regalando delle belle immagini soprattutto a livello delle ambientazioni.
- Permette di rivivere la storia in questione in un breve arco di tempo.
- Quando un libro è noioso, aiuta a trovare una scorciatoia per sapere come va a finire.
- A volte anche semplicemente perché è fatto bene e risulta piacevole.
CONTRO
I contro, invece, hanno un elenco più lungo. Il film è inutile perché:
- Nel 90% dei casi non rende giustizia al libro.
- I registi si prendono troppe libertà.
- Gli attori idem come sopra.
- Una volta visto il film, rileggendo il libro si vedono le facce dei personaggi come sono nel film.
- Uccide il processo creativo che la mente compie durante la lettura.
- Rende i romanzi un caso mediatico.
- Vengono aggiunte scene che nel romanzo erano assenti.
- A volte sono veramente fatti male. Troppo spesso.
Bene, queste sono le mie considerazioni. Sinceramente non so scegliere, perché ci sono alcuni film che mi piacciono moltissimo, mentre altri che non riesco proprio a sopportare.
Penso che alla fine, comunque, dovrò giudicare caso per caso, seguendo il mio gusto personale.
E voi, cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti!
A presto!
Neri.
antopir ha detto:
Molto interessante. Comunque io penso che ci siano dei casi, ovviamente rari, in cui la trasposizione cinematografica di un romanzo sia qualcosa di davvero eccezionale, ma solo grandi registi possono compiere questo miracolo. se ti interessa l’argomento puoi leggere questo articolo sul mio blog: http://cinemundus.wordpress.com/2013/06/12/letteratura-e-cinema-in-stanley-kubrick/
Ciao.
Martina Crapanzano ha detto:
Ho letto il tuo articolo, l’ho trovato esaustivo e accattivante. Anche io apprezzo e stimo moltissimo Kubrick, non solo come regista, ma anche come fotografo. Mi ha colpito infatti che, nonostante non avessi letto la tua risposta, abbiamo scritto entrambi interessante e anche io ho citato le trasposizione cinematografica di Kubrick di Lolita. Complimenti.
antopir ha detto:
Grazie. D’altronde come si fa a non apprezzare Kubrick.
Neri Fondi ha detto:
Ho letto il tuo articolo, e hai fatto un’analisi piuttosto interessante, nonostante io di Kubrick non abbia mai visto niente. Fondamentalmente non sono un grande appassionato di cinema, ma prima o poi colmerò questa lacuna.
Tuttavia, sul fatto che grandi registi possano compiere grandi lavori di trasposizione cinematografica siamo assolutamente d’accordo.
antopir ha detto:
Su Kubrick dovresti rimediare subito, è un genio assoluto. Ti consiglio vivamente di partire da Barry Lyndon.
Neri Fondi ha detto:
Non so, mi inquieta un po’. E poi ho così tanti libri da leggere *_*
Martina Crapanzano ha detto:
Interessante riflessione, personalmente preferisco sempre leggere prima il libro, assorbirlo e poi magari arricchire la mia opinione con i film. Per esempio: dal romanzo Lolita, sono nate due trasposizioni cinematografiche, una di Stanley Kubrick, tanto delirante quanto affascinante, e una diretta da Adrian Lyne, più vicina al romanzo. Entrambe hanno enfatizzato lati del romanzo, sottolineando alcune tematiche rispetto ad altre altre, inducendo ad una riflessione più ampia, dalla critica sarcastica e dinamica, all’indagine psicologica. Purtroppo, come spesso capita, alcuni film, come alcuni romanzi, sono deludenti. Bisognerebbe vedere un film senza i pregiudizi del libro e leggere un libro senza lasciarsi influenzare dal film. Di difficile attuazione, magari l’analisi di entrambi, su piani diversi, aiuterebbe a separare il film dal libro e viceversa, perchè sono diversi, ma anche unirli e arricchirli l’uno con l’altro, avendo comune matrice, attraverso i punti di vista e i fini portati avanti.
MC
Neri Fondi ha detto:
Anche a te rispondo che non so dirti nulla su Kubrick, purtroppo, ma rimedierò prima o poi.
Per quanto riguarda il tuo intento di visione “assoluta”, intesa come slegata dalla forma-romanzo di quegli stessi contenuti, sarebbe una grandissima idea, ma piuttosto difficile da mettere in atto.
A livello strettamente filosofico, tuttavia, non posso che essere d’accordo.
wwayne ha detto:
Anch’ io ho scritto un articolo sull’ argomento, anche se molto meno dettagliato nell’ analisi e limitato ai romanzi di Bret Easton Ellis: http://wwayne.wordpress.com/2011/01/30/dal-libro-al-film-e-ritorno/.
Se dovessi esprimere dei pareri più in generale, direi che i film tendono ad essere inferiori ai romanzi da cui sono tratti, ma alcuni film “tratti da” se vengono presi da soli, senza confrontarli con il romanzo risultano molto più godibili.
Inoltre, come dicevi tu, possono aumentare la fama dei libri su cui si basano, quindi tutto sommato ritengo che i pro siano superiori ai contro.
Neri Fondi ha detto:
Purtroppo non conosco questo autore, ma come per Kubrick, rimedierò.
Anche tu parli di uno slegare la lettura dalla visione, ma anche a te dico che fondamentalmente è molto difficile, troppo difficile, specialmente se il film è tratto da un romanzo che ci piace.
Per la faccenda della fama siamo d’accordo, ma io sono ancora convinto che i “contro” prevalgano.
wwayne ha detto:
Grazie della risposta! : )
Neri Fondi ha detto:
Ma figurati! Grazie a te, e spero di rivederti presto! 🙂
L.Nembi ha detto:
Io sono d’accordo con Neri, i contro sono più numerosi. E sottolineerei un punto in particolare: i film annientano il processo creativo che invece la lettura promuove.
Comunque, mi soffermerei su quel “tratto da” che c’è ad ogni inizio di un film ispirato da un romanzo. È, per l’appunto, tratto dal romanzo, quindi anche il termine “trasposizione” non è perfettamente adatto. Diciamo che un film tratto da un libro è un’opera a sé stante che s’ispira ad un’altra. Sarebbe interessantissimo se un autore dirigesse il film tratto dal suo libro. Quella sarebbe una trasposizione a tutti gli effetti, perché la materia prima verrebbe presa esattamente com’è e trasportata in un altro metodo di esposizione.
Interessante spunto, alla prossima!
Neri Fondi ha detto:
Mi piace questa correzione della terminologia, non ci avevo riflettuto. Anche se in fin dei conti possiamo sempre parlare di trasposizione, in quanto la trama di un dato romanzo viene trasposta in un altro genere narrativo che è quello del film. Ma se prendo le tue considerazioni nel modo in cui le intendi, sono d’accordo.
Tuttavia stento ad immaginare uno scrittore che diriga la forma-film del proprio romanzo. È impossibile, perché vorrebbe la perfezione che solo il gioco onnipotente della scrittura può dare.
Ambra Gordini ha detto:
figlia della radio e amante della lettura e della letteratura in genere il cinema non mi ha mai attratto in modo particolare .Probabilmente è una mia deficienza assemblare immagini musica e parole dove in qualche maniera qualcosa mi sfugge.
Amo molto di più i corto o lungometraggi, le pellicole esistenziali della celebre trilogia (bianco,rosso,blu)dedicata dal regista polacco Krzysztof Kieslowski ,gli incommensurabili silenzi di Kim Ki DuK “quella sensazione che provo quando vivo la mia vita e vedo cose che non riesco a capire.” Quel tentare di comprendere l’incomprensibile.
Raramente penso di aver visto films tratti da qualche romanzo…rammento ” Il danno “di Louis Malle con Juliette Binoche, Leslie Caron, Jeremy Irons, Miranda Richardson che mi ha sorpresa più del romanzo stesso.mentre La macchia umana, di Philip Roth,
nonostante l’interpretazione di attori famosi come Hopkins e Nicole Kidman il regista non sa trasporre questa vicenda eminentemente shakesperiana,all’interno di una pellicola di un film.
Poca curiosità quindi verso le trasposizioni cinematografiche,preferisco immedesimarmi nei testi letterari che mi interessano e magari continuare a vedere buoni films al di fuori della narrativa.
Neri Fondi ha detto:
Ti confesso, vergognandomene un po’, che fino alla parola Hopkins hai parlato un’altra lingua per me. Davvero, è un mondo che non mi appartiene, ma vista la grande potenza con cui ne parli, credo che mi documenterò meglio.
Sul fatto di preferire il testo letterario, però, siamo sulla stessa linea d’onda.